Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/123

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secondo 627 tre libri ne’ quali compendiosamente trattava la storia generale dalla creazione del mondo fino ai tempi degli Apostoli; e finalmente, colla sua consueta esattezza, ragiona de’ varj codici che di queste Cronache si conservano in più biblioteche. Abbiam per ultimo di Andrea Dandolo le due lettere mentovate al Petrarca, nelle quali ancora, come osserva il medesimo Fosca ri ni (ib. p. i4°)> egli usa maggior purezza di stile, che non negli Annali, i quali sono scritti assai più rozzamente, forse per adattarsi al costume de’ tempi, e perchè fossero più facilmente intesi da ognuno (a). (a) La pubblicazione della Storia del Dandolo diede occasione a una viva e risentita controversia tra due illustri letterati, il procuratore e poi doge Marco Foscarini , e l’ab. Girolamo Tartarotti. Questi compose un’erudita dissertazione latina sugli antichi storici veneziani che dal Dandolo nella sua Cronaca vengon citati , ed essa fu inserita nel tomo xxv degli Scrittori delle cose italiane stampato in Milano l’an 1751. Nelle Novelle letterarie, che allor si stampavano in Venezia, si parlò in biasimo di questa dissertazione, e il Tartarotti replicò al Novellista colf Esame di alcune Notizie letterarie che escono in Italia, stampato in Roveredo nel 1752. Al legger così la critica come la risposta , egli è. evidente che la censura muoveva singolarmente dal Foscarini, e perciò il Tartarotti prese a rimirarlo come suo dichiarato nimico. Quindi, essendo uscita nello stesso anno 1752 la grand’opera della Letteratura veneziana del Foscarini, il Tartarotti, che più volte vi si vide preso di mira, si accinse a farne una rigorosa censura. Il Foscarini che ne fu informato, e che anzi credette la censura già pubblicata, maneggiossi per modo presso la corte di Vienna, che il Tartarotti ne ebbe rimproveri, e fu costretto a giustificarsi presso la corte medesima. Di fatto egli nvea