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LIBRO TERZO

Belle Lettere ed Arti.

Capo I.

Lingue straniere.

I. Dappoichè le belle lettere e le scienze aveano dopo tanti secoli cominciato in Italia a tergere lo squallore fra cui si erano per sì lungo tempo giaciute, parea che le lingue orientali ancora dovessero, per così dire, esser richiamate in vita, e rendersi famigliari a’ dotti. E alcuni vi furono veramente che ne conobbero la necessità e il vantaggio, e si sforzarono di accenderne e di propagarne lo studio. Fra questi vuolsi annoverare singolarmente il celebre Raimondo Lullo, il quale non perdonò a diligenza per ottenerlo. Fin dall’anno 1286 egli erasi adoperato presso il pontefice Onorio IV; perchè si aprissero pubbliche scuole di lingue orientali. Ma ciò ch’egli allora non potè impetrare, si ottenne al principio di questo secolo, in occasione del general concilio in Vienna del 1311. Tra le leggi che da Clemente V in esso furono pubblicate, e che veggonsi ancora inserire nel Corpo del Diritto Canonico (Clement. tit. de Magistris), havvi quella con cui si