Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/173

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TERZO O77 stata coltivata in Italia. Leggiadra maniera in vero di confutare le altrui opinioni 1 A questo modo, qualunque dimostrazion geometrica con un checche ne dica si può sciogliere ed atterrare. Ci dica di grazia l’ab. de Sade: Que’ che da monsignor Gradenigo si annoverano, e possiamo! aggiugnere, que’ non pochi di più che in questa Storia si son rammentati, seppero eglino, o non sepper di greco? Se egli afferma che non ne seppero, ce ne rechi le pruove, e distrugga quelle che si son recate a provare che ne avevano fatto studio. Se poi concede eh1 essi ne seppero, che trova egli a ridire nell1 opinione di monsignor Gradenigo? Soffrasi adunque in pace che noi continuiamo a vantarci che la- lingua greca non venne mai meno in Italia, e che ebbe sempre maggior numero di studiosi coltivatori che le circostanze de’ tempi non sembravan permettere. In questo tomo medesimo già ne abbiam vedute più pruove. Le traduzioni di più opere dal greco in latino fate da Pietro d1 Abano, e quelle non poche di Galeno, tradotte pure dal greco da Niccolò di Reggio, ci fan conoscere quanto in questa lingua essi fosser versati. Abbiam parimente veduto che assai dotto nella medesima era quel Paolo da Perugia custode delle biblioteche del re Roberto, e che in essa era ancora esercitata Cristina da Pizzano. Il Giannone racconta (l. 22, c. 7) che il re Roberto fece da Niccolò Ruberto recare da greco in latino più opere d1 Aristotele e di Galeno. Ma questi è probabilmente quel! medesimo Niccolò da Reggio da noi or or mentovato. Questo autore ragiona di un monastero di Tiràboschi, Voi VL il