Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/182

Da Wikisource.

686 LIBRO privato, non riflettendo al danno che mi veniva dal desiderio eh9 io avea di fargli onore• Pertanto, mentre io gli porgo aiuto per giugnere al vescovado, perdetti il maestro sotto cui avea preso a studiare con grande speranza... Avendo ei cominciato a istruirmi in più cose nel cotidiano suo magistero, confessava però, che nullameno egli era a me debitore, e che molto apprendeva dalla mia conversazione. Io non so se così egli favellasse per cortesia , o per amore di verità. Ma certo, quanto egli era eloquente nella lingua greca, altrettanto inesperto era della latina , ed essendo di prontissimo ingegno , penava nulladimeno nell esprimere in essa i suoi sentimenti Quindi a vicenda ed io entrava dietro i suoi passi, ma con timore , ne’ confini del suo regno , ed egli spesso segui vanii, ma con piede più fermo, entro i miei. Perciocchè sapeva egli assai più di latino che non io di greco, ec. Qui ancora non parla il Petrarca che di una sola occasione in cui conobbe Barlaamo; e non altra cagione arreca dell’aver interrotti gli studi sotto di lui intrapresi, che l’elevazione di lui al seggio episcopale, in cui dice che aveagli egli stesso recato aiuto. Due altre volte finalmente egli accenna questo medesimo studio da sè cominciato sotto di Barlaamo (Senil l 11, ep. 9 de Ignorantia, sui, etc. op. t 2, p. 1162), e ne attribuisce l’interrompimento alla morte che gli avea rav pito il maestro; il che però deesi intendere nel senso in cui l’abbiamo udito spiegarsi da lui medesimo nel passo or ora recato. Non parmi adunque probabile che la prima volta che