Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/207

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TERZO ^11 autori del xiv e del xv secolo avevano scritto, quai più, quai meno ampiamente, della vita di Dante, e si posson leggere le osservazioni che su questi lor lavori ha fatti il suddetto signor Pelli (parag 2), e prima di lui l1 ab. Mehus (Vita Ambr. camald. p. 167 , ec.) (tf). Gò non ostante molto rimaneva ancora a cercare, e la più parte di quelle Vite contenean anzi un elogio che un’esatta serie di azioni e di vicende. Io non farò che accennare le cose che il mentovato scrittore ha già rischiarate e provate, e mi stenderò solo sa quelle che mi sembreranno ancor meritevoli di qualche esame. E quanto alla famiglia e agli antenati di Dante, io non ho che aggiugnere a ciò che il sig. Pelli ne ha (a) Tra i moderni scrittori che hanno illustrata la vita e il poema di Dante, deesi onorevol luogo a M. Merian, il quale nelle Memorie dell’Accademia di Berlino del 1784 (p* 439) una ne ha inserita intorno al nostro poeta. Io confesso che non ho trovato finora alcun autore oltramontano che con uguale esattezza abbia maneggiato un tale argomento, e con piede così sicuro, senza quasi mai inciampare, abbia corsa la storia letteraria e civile d’Italia di que’ tempi. Tutto ciò chea Dante e all’argomento del suo poema, e al modo e allo stile con cui l’ha egli scritta, e alla scienza di cui egli fa or lodevole, or biasimevole uso, tutto ivi vedesi con somma vitalità insieme e con singolare accuratezza svolto e spiegato L’autore si mostra versatissimo nella lingua italiana; e di fatto, cosa rarissima nelle stampe di Oltramonti, molti tratti di Dante vi s’incontrano esattamente stampati e fedelmente tradotti. Ei rileva assai bene i sommi pregi di Dante, ma non ne dissimula i molti difetti, e ci dà in somma la più giusta idea che bramar si possa della Divina Commedia e dell’un ture di essa.