Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/222

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726 LIBRO (§ 14 > 18), e che ha questo titolo: Quaestio florulenta ac perutilis de duobus Elementis Aquae et Terrae tractans, reperta , quae olim Mantuae auspicata 7 Veronae vero disputata , et decisa, ac manu propria scripta a Dante Florentino Poeta Clarissimo quae diligenter et accurate correcta fuit per Rev. Magistrum Joan. Benedictum Moncerrum de Castilione Aretino Regentem Patavinum Ordinis Eremitrum Divi Augustini Sacraeque Theologiae Docto rem excellentissimum. L’ultima stanza di Dante fu la città di Ravenna, a cui egli recossi sul lìnir de’ suoi giorni (*), invitato da Guido Novello da (*) Quando 10 ho scritto che Dante si ritirò a Ravenna sul finir de’ suoi giorni, non ho già inteso che pochi giorni, o pochi mesi egli passasse in quella città, anzi da tutto il contesto di quelle parole si può raccogliere che io son di parere che Ravenna fosse l’ordinario soggiorno di Dante, dopo la morte d’Arrigo imperatore, trattone il tempo che egli potè impiegare in qualche viaggio, o in qualche ambasciata. Giaunozzo Mannelli, st rittor degno di molta fede, espressamente racconta che, dopo la morte d’Arrigo, Dante invitato da Guido Novello se ne andò a Ravenna , e il viaggio di Parigi, secondo questo scrittore, fu fatto da Dante innanzi la morte di quell’imperadore. Deesi poi qui emendare ciò ch’io ho scritto, cioè che Guido Novello non ebbe tempo di innalzargli il destinato sepolcro, e che questo onore non fu a Dante renduto che più di un secolo e mezzo dopo da Berna ri lo Bembo nel 1483. Il sepolcro gli fu veramente innalzato da Guido, come chiaramente narra il Boccaccio nella Vita di Dante; e anche il Manetti, più anni prima che il Bembo andasse a Ravenna, nella Vita di quel poeta così scrisse: Sepultus est Ravennae in Sacra Minorum Æde egregio quodam atque eminenti tumulo lapide quadrato et amussim constructo , compluribus insuper egregiis carminibus