Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/230

Da Wikisource.

^34 LIBRO recata da Torquato Tasso (V. Pelli §17), cioè che avendo Dante distinti tre stili, il sublime da lui detto tragico, il mezzano ch’ei chiamò comico, e l’infimo ch’ei disse elegiaco, diede il titolo di Commedia al suo poema, perchè ei si prefisse di scriverlo nello stile di mezzo. Ma non così ne han giudicato i più saggi discernitori del bello e del sublime poetico, che han rimirato e rimiran tuttora la Commedia di Dante, come uno de’ più maravigliosi lavori che dall’umano ingegno si producesser giammai. Lasciamo stare l’erudizione per quei tempii vastissima, che vi s1 incontra, per cui Dante è stato detto a ragione profondo teologo non meno che filosofo ingegnoso, poichè egli mostra di aver appreso quanto in quelle scienze poteasi allora apprendere (a), e consideriamo la Commedia di Dante solo in quanto ella è poesia. Io so che essa non è commedia, nè poema epico, nè alcun altro regolare componimento. (a) Chi avrebbe creduto die in Dante dovesse trovarsi espressa una delle nuove opinioni del Galilei riguardo alla fisica? JNelIe Lettere scientifiche del Magalotti , stampate in Firenze nel 1721, ne ha una (lett.r) su quel detto di quell’illustre filosofo, che il Vino altro non se non luce del Sole mescolata con F umido della vite. Or il ltedi in una sua lettera al Magalotti f graziosamente scherzando lo avverte (Redi y Op. t. 5f /?. 134 -j ed. Napol. 1778) che Dante più secoli prima avea detto lo stesso in que’ versi: E perche meno ammiri la parola, Guarda 9i calor del Sol, che si fa vino Giunto all’umor che dalla vite cola. Purg. c. a5. Questo passo non è stato avvertito dal sopralodato M. Merian.