Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/232

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y3 6 libro senza una scintilla di fuoco poetico. Dante fu il primo che ardisse di levarsi sublime, di cantar cose a cui niuno avea ardito rivolgersi, di animare la poesia e di parlare in linguaggio sinallora non conosciuto. Ammiriam dunque in lui ciò che anche al presente è più facile ammirar che imitare; e scusiamo in lui que’ difetti che debbonsi anzi attribuire al tempo in cui visse il poeta, che al poeta medesimo. Io non entrerò qui a rigettare i sogni del p Arduino che pretese di togliere a Dante la gloria di questo lavoro (Mém, de Trév. 1716, août, art. 76), e se pur essi han bisogno di confutazione, ciò è stato già fatto dall1 eruditissimo sig. march, abate Giuseppe Scarampi ora degnissimo vescovo di Vigevano (Innanzi al t 1 dell’edi. di Dante in Ver. 1749)- Solo non è da omettere che Dante avea cominciata quest.1 opera in versi latini, e oltre i tre primi versi che il Boccaccio ne recita nella Vita di lui, alcuni codici si conservano che ne hanno un numero anche maggiore (V. Pelli, l. cit. § 17, p. 111 , nota 3). Ma ei fu saggio in mutare consiglio; poichè verisimilmente egli avrebbe ottenuta fama minore assai scrivendo in latino, come è avvenuto al Petrarca. X. Appena la Commedia di Dante fu pubblicata, ch’ella divenne tosto f oggetto delf ammirazione di tutta f Italia. E ne son pruova non solo i moltissimi codici che ne abbiamo, scritti in quel secol medesimo, ma più ancora i comenti con cui molti presero ad illustrarla. E tra’ primi a farlo furono, come ben conveniva,