Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/253

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TERZO agli elogi clic essi ne fanno. Esso è indirizzato all altro poeta da noi or or nominato, cioè a Bindo Bonichi. Di lui, oltre i mentovati scrittori , parla il co. Mazzucchelli (Scritt. ital. t a, par.3, p. 1368) che annovera esattamente le rime che se ne hanno alle stampe, e quelle che se ne conservano manoscritte. In lui lodasi comunemente più la nobiltà de’ pensieri che l’eleganza della espressione, e dicesi perciò, eh1 ei fu più filosofo che poeta. Nelle poche rime ch’io ne ho vedute, a me pare che egli non superi di molto ne’ sentimenti gli altri poeti di questo tempo, nè di molto sia loro inferiore nelP eleganza. Egli, secondo l’Ugurgieri (Pompe sanesi p. 548), morì a’ 3 di gennaio del 1 XVlll. Di mezzo a questi poeti, de’ quali comunemente non ci son rimasti che brevi componimenti , uno ne abbiamo che volle levarsi più alto, e come Dante avea corso nella sua Commedia P Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, così egli intraprese di correre il Mondo tutto, e di darcene in versi una fedel descrizione. Ei fu Bonifacio ossia Fazio degli Uberti fiorentino di patria. Filippo Villani ne ha scritta la Vita , in cui, dopo aver detto ciò ch’egli ci permetterà di non credergli , cioè ch’ei discendea da Catilina, soggiugne: fu figliuolo di Lupo (o come altri vogliono di Lapo figliuol del celebre Farinata degli Uberti) e fu uomo a’ nostri tempi (Fite et ili. Fiorimi, p. 70, ec.) d’ingegno liberale, il quale aW Ode volgari e rimate con Continuo studio attese: uomo certamente giocondo e piacevole, e solo d una cosa reprensibile , che per guadagno frequentava le Tiraboschi, Voi. VL 16 \