Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/267

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TERZO 7JI Noi ci rallegriamo coll’ab. de Sade di sì belle scoperte, delle quali a lui deesi tutta la gloria; ma il preghiamo a non insultarci, coni egli la (t 1 , pref. p. 37); perchè siamo stati sì lungamente ingannati su questo punto. Che potean far di più gli Italiani per risapere chi fosse Laura? Il Vellutello va a bella posta in Avignone, ne chiede notizia a tutti coloro da cui potea sperarle, e nominatamente alla famiglia de Sade. Il medesimo tentativo , ma col medesimo infelice successo , fece l’arcivescovo di Ragusi Lodovico Beccadelli, come ei narra nella prefazione alla sua Vita del Petrarca. Chi dunque dee incolparsi dell’ignoranza in cui sinora noi siamo stati? gl’italiani che non perdonarono a diligenza per averne contentezza? o i Francesi che non conservarono, nè seppero darci esatte notizie di un fatto tra loro accaduto? L’abate de Sade ci rimprovera che noi siam troppo attaccati alle nostre opinioni, e che non sappiamo indurci a cedere all’evidenza quando, quand’essa si scuopre di là dall’Alpi. Ma di grazia: era forse stato in Francia alcuno prima di lui, che provasse con evidenza ciò ch’egli ha provato intorno alla famiglia di Laura? Come dunque potevan gli Italiani cedere a uri evidenza che ancor non v’era? Dappoichè egli ha evidentemente provato chi fosse Laura, io non so che siavi stato in Italia, che abbia ripetuti gli antichi errori. Appena era uscito il primo tomo di queste Memorie , che il sig. Giuseppe Pelli , formando l’elogio del Petrarca nel primo tomo degli Elogi degli illustri Toscani, ne parlò con gran lode, e fece applauso alla scoperta fatla