Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/273

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TERZO 777 a Loinbcs con Jacopo Colonna che ne era stato eletto vescovo, ed ivi si strinse in amicizia con Lello di Stefano di antica e nobil famiglia romana , e con un Fìammingo di nome Lodovico, co’ quali poi ebbe continua corrispondenza il Petrarca, che uno chiamò sempre col nome di Lelio, T altro con quel di Socrate per la gravità de’ costumi che in lui scorgeasi. Dopo avere ivi passata la state, e parte dell’autunno, lo stesso vescovo il ricondusse ad Avignone, e introdusselo nell’amicizia del Cardinal Giovanni Colonna suo fratello, che fu poscia sempre splendido protettor del Petrarca, e nella cui casa egli ebbe occasion di conoscere i più dotti uomini che allor si trovavano, o che per qualche motivo venivano ad Avignone. Più lungo e più gradito all’erudita curiosità del Petrarca fu un altro viaggio eh* ci lungamente descrive nelle sue Lettere (ib. L 1 , ep. 3, 4)- Fallito da Avignone, l’anno 1333, andossene a Parigi, e vi si trattenne non pochi giorni; quindi, entrato nelle Fiandre, vide Gand e Liegi; poscia in Alemagna, Aquisgrana e Colonia; e di là tornossene per Lione ad Avignone, ove trovò partito per Roma il vescovo di Lombes. L’abate de Sade dice che il Petrarca confessa che fece sì frettolosamente un tal viaggio, che non potè osservare cosa alcuna con esattezza (t. 1 ,p. 206). Io non trovo ove il Petrarca dica tal cosa; anzi rifletto ch’ei ci assicura di avere, singolarmente in Parigi, osservata attentamente ogni cosa: contemplatus sollicite mores hominum... singula cum nostris conferens... cuncta circumspiciens videndi cupidus explorandique, ec. (Furnii