Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/332

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83G LIBRO per Pavia, come ricavasi da una lettera che il Boccaccio gli scrisse, pubblicata dall’ab. de Sade (t. 3, p. 724, ec.). Ella però non fu l’ultima pruova ch’egli ebbe della stima in cui avealo la sua patria. Perciocchè essendosi presa la determinazione in Firenze d’istituire una pubblica lettura della Commedia di Dante, il Boccaccio fu creduto a ciò il più opportuno, come altrove si è detto, e nell* ottobre del 1373 ei diè principio pubblicamente alla sposizione di quel poeta, intorno a che veggansi i monumenti prodotti dal Manni (l. cìL p. 100, ec.). Questi ha ancor pubblicato e ampiamente illustrato il testamento che Giovanni fece l’anno 1374 (p. 109, ec.). Ei morì in Certaldo, ove solea ritirarsi sovente per attendere più tranquillamente a’ suoi studi a’ 21 di decembre del 1375, poco oltre ad un anno dopo la morte del suo amico Petrarca, e fu ivi onorevolmente sepolto. XLIII. Nelf ordinare, come meglio ho potuto, le principali epoche della vita del Boccaccio, non ho fatta menzione alcuna de’ suoi amori colla celebre sua Fiammetta, perchè mi sembra più difficile, che comunemente non credesi, lo stabilire intorno ad essi cosa alcuna probabile non che certa. La comune opinione si è che il Boccaccio, quando in età giovanile fu a Napoli , s’innamorasse d1 una donna a cui diè il nome di Fiammetta*, che questa fosse Maria figlia naturale del re Roberto, e che essa, benché maritata a nobile personaggio, corrispondesse alf amor di Giovanni più che ad onesta donna non conveniva. E che il Boccaccio amasse una donna a cui diè il nome di Fiammetta, ne