Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/337

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TERZO 84I da una lettera che questi gli scrisse (SeniL L 5, ep. 3). Ma qualunque fosse il giudizio che facea ei medesimo delle sue poesie, e checchè altri ne abbian detto, il comun sentimento de’ ()più saggi maestri di poesia e de’ poeti più valorosi ha ormai deciso eh* egli nè per eleganza di stile, nè per vivezza d’immaginazione, nè per forza di sentimenti non può aver luogo tra gli eccellenti poeti. Le opere in prosa italiana sono tra quelle del Boccaccio le più pregiate, e sono, oltre il Comento di Dante ,• da noi accennato altrove, e la Vita dello stesso poeta, scritta per altro in aria più di romanzo che di storia, alcuni amorosi romanzi e altri componimenti di somigliante argomento, cioè il Filocopo, la Fiammetta, l’Ameto, o Commedia delle Ninfe fiorentine, mista di prosa e di versi, e il Laberinto d’Amore, detto altrimenti il Corbaccio. Ma niuna tra esse può venire in confronto col Decamerone, a cui dee singolarmente il Boccaccio la celebrità del suo nome. Esso contiene cento novelle che fingonsi recitate in dieci giorni da sette donne e da tre giovani uomini in una villa lungi due miglia da Firenze, l’an 1348, mentre la pestilenza facea sì grande strage, di cui perciò egli ha premessa F eloquente e patetica descrizione a tutti nota. L’ab. de Sade si vanta di voler dare un* idea di quest’opera più giusta forse di quella che abbiasene comunemente in Francia e ancora in Italia (t. 3, p. 608). Io non so qual idea abbiano i Francesi del Decamerone. Ma certo F ab. de Sade, che vantasi di volere intorno ad esso istruir gl’Italiani, non dice cosa