Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/363

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TERZO 867 LV. Anche la sopraddetta santa Caterina di Siena, che verso il fine di questo secolo si rendette sì illustre non solo per la santità de’ costumi , ma ancora pe’ gravi affari in cui a ben della Chiesa si adoperò, e che finì di vivere l’an 1380, potrebbe aver luogo tra’ coltivatori della poesia italiana, tra’ quali in fatti l’ha annoverata il Quadrio (t 2 , p. 191); per alcuni pochi e non troppo felici suoi versi che se ne hanno alle stampe. Ma ella è troppo più illustre per altri riguardi, perchè le si debba ricercar nuova lode da questo studio per lei coltivato, benchè anche alle lettere abbia ella recato vantaggio colf eleganza con cui sono scritte le sue Opere in prosa, pubblicate dopo altri dal Gigli in quattro tomi. Alcune altre donne veggiam nominate che in questo secolo fatte esse pur poetesse o dall’amore, o dal desiderio di fama verseggiarono con qualche nome. Ma vi ha luogo a dubitare che la più parte di cotai rime siano state composte più tardi assai che non sembra, e attribuite a tai donne che o non mai vissero al mondo, o non mai poetarono. Tali sono Ortensia di Guglielmo e Lionora de’ Conti della Genga, e Livia di Chiavello tutte-da Fabbriano, alcune Rime delle quali ha scritto, come mi sembra, nel xiv secolo. Esso comincia: Incipit Orario si ve obsecratio ad postulamlam lamentacionem Beata? t’irginis Marine compilatimi vulgariter a frat re Enselmino de Monte Bri luna Ordinis Fratrum heremitarum sancii Augustini. L? inlrnduzione è in terza rima. Yien poscia il lamento della B. V. nello stesso metro divìso in più copi * e per ultimo la passione di Cristo ili ottava rima.