Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/402

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906 LIBRO di vainolo fu accecato. Ma la fama della Musica, di grandissimo lume l’ha ristorato. Nacque in Firenze di Jacopo Dipintore uomo di semplicissima vita; passati gli anni della infanzia privato del vedere, cominciando a intendere la miseria della cecità, per potere con qualche sollazzo alleggerire l orrore della perpetua notte, cominciò fanciullescamente a cantare. Di poi essendo cresciuto, e già intendendo la dolcezza della melodia , prima con viva voce , di poi con strumenti di corde e d’organo cominciò a cantare secondo l’arte; nella quale mirabilmente acquistando, prontissimamente trattava gli strumenti musici (i quali mai non avea veduti) come se corporalmente li vedesse. Della qual cosa ognuno si maravigliava: e con tanta arte e dolcezza cominciò a sonare gli organi, che senza alcuna comparazione tutti gli Organisti trapassò. Compose per la industria della mente sua strumenti musici da lui mai non veduti; ey nè fia senza utile a sapere, che mai nessuno con organo sonò più eccellentemente; donde seguitò j che per comune consentimento di tutti i musici concedenti la palma di quell’arte a Fine già pubblicamente dallo Illustrissimo Re di Cipri, come solevano i Cesari fare i Poeti, fu coronato d’alloro. Morì nell anno della Grazia 1390, e nel mezzo della Chiesa di Santo Lorenzo di Firenze è seppellito. Nell’originale latino della stessa Vita, che è stato dato alla luce dal chiarissimo abate Mehus (Vita Ambr. camald. p. 323), si aggiugne che, così cieco coni’ era? ei sapeva ricomporre mirabilmente gli organi sconcertali e guasti; si nominano gli