Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/403

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TERZO go 1 stroinenti eli’ ci sapeva sonare, ed io li recherò qui colle stesse parole latine , lasciando che gl1 intendenti di musica ci dichiarino quali essi sieno: lyra, limbuta, quitaria, ribeba, avena, tibiisque. Fra gli stromenti da lui ritrovati, uno a corde se ne specifica, detto Serena, e si aggiugne, per ultimo, ch’ei seppe perfettamente la grammatica, la dialettica, la poesia, e che scrisse parecchi componimenti in versi italiani. L’onore della corona d’alloro, conceduto dal re di Cipri a Francesco per la sua eccellenza nella musica in Venezia, congettura il mentovato dottor Lami che si debba fissare all’anno 1364, nel quale il re di quell’isola Pietro I fu veramente in Venezia, e si trovò alle feste fatte per la vittoria sopra i ribelli di Candia. E veramente io non trovo che nè egli nè altro re di quell’isola, dopo il detto anno, si trovasse nel corso di questo secolo in Venezia. Non posso però non maravigliarmi che il Petrarca, il quale lungamente descrive le dette feste (Senil. L 4 , ep. 2), nè del re di Cipri, nè di Francesco non dica motto. Il valor di Francesco nel toccar gli organi gli fece da questo stromento aver il nome, ed egli è quel Francesco dagli Organi, di cui si hanno alcune rime nella Raccolta dell’Allacci (p. 243)5 e 1111 sonetto ancora ne ha pubblicato il Mehus (l. cit p. 325). Par nondimeno che, più che della volgar poesia , ei si dilettasse della latina, perciocchè lo stesso ab. Mehus ci ha dato il saggio di due poemetti latini da lui composti che si conservano manoscritti nella Riccardiana di Firenze. Essi sono