Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/440

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944 LIBRO indirizzata ad altri. Perciocché sembra da ciò che si è detto, che il Petrarca non conoscesse Donato se non in Venezia, quando rt’avi già da più anni professor di gramatica, e non perciò più in istato di ricevere cotali avvisi. Oltreché, in ni un1 altra lettera fa menzione il Petrarca del padre di Donato. A lui indirizzò il Petrarca il trattato De sui ipsius et multorum ìgnorantia; e di lui pure fece menzione nel suo testamento, ove egli è nominato da Pratovecchio: Magistro Donato ile Prato ve ieri Grammaticae praeceptori mine Vcnetiis 1 min tanti, si quid debet ex mutuo , quod quantum sit nescio, sed utique parum est, remitto et lego, nec volo? quod haeredi meo hanc ob causam ad aliquid iene ali ir. Egli era amico ancor del Boccaccio, come si è detto, e questi, nell’ultima delle sue egloghe, lo introduce a parlare sotto il nome di A pennino, come egli stesso dice nella sua lettera a f Martino da Segni, pubblicata dal P. Gandolfi (De CC. Script. augustin.) e dal Manni (Stor. del Decam, par. 1 , c, 20): pro Apennino amicum meum, ad quem mitto , intelligo , quem ideo Apenninum voco , quia in radicibus montis natus et altus sit Coluccio Salutato ancora ebbe in grande stima Donato; e come il Petrarca gli avea già scritto per consolarlo della morte del primo di lui figlio Solone, così Coluccio gli scrisse nella morte delf altro, che solo gli era rimasto, detto Antonio (Colucc. Epist. t. 2, p. 137). In questa lettera mostra Coluccìo in qual concetto avesse Donato, scrivendogli che da lungo tempo bramava di aver con lui commercio di lettere per la fama che