Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/467

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TERZO 97 1 die stabilita avea in sua corte un’accademia d’architettura, a cui, fra gli altri, soleano intervenire due pittori milanesi lodati assai dal Vasari (Vite de’ Pitt. t. 1 , p. 427 * 4^9 * Livorni.), Giovanni e Michele. Il Borsieri non è autore la cui parola possa bastarci per pruova. Nondimeno essendosi radunati in Milano tanti pittori e architetti e scultori eccellenti per la fabbrica del Duomo, è verisimile che Giangaleazzo godesse spesso di udirli ragionare tra loro su quell’immenso edificio, e che desse così in qualche modo principio a cotale accademia. Lo stesso principe, per testimonianza dello scrittore degli antichi Annali milanesi (Script Rer. ital. vol 16, p. 835), poco innanzi alla sua morte fece intraprendere il lavoro di un canale di sette miglia di lunghezza sul Padovano, per divertire altrove le acque della Brenta. Finalmente non è a tacere un ardito , benchè inutile, tentativo fatto dal medesimo principe a danno de’ Gonzaghi signori di Mantova , di cui troviamo memoria negli antichi Annali estensi (ib. vol 15, p. 529)). Domenico da Firenze, architetto di Giangaleazzo, propose il taglio di un monte, con cui sarebbesi impedito il corso del Mincio, sicchè più non andasse a cingere e a difendere quella città. L’opera fu cominciata, e fu per qualche tempo continuata con infinito dispendio. Ma finalmente si riconobbe Pimpossibilità di condurla a compimento. E questi è quel Domenico da Firenze, che stando fanno i |oi) all’assedio della cittadella di Reggio, fu infelicemente ucciso da un colpo di bombarda (Delayto, Ann. estens. vol. 18 Script. Rer. ital. p. ioj5).