Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/475

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TERZO 97<J Guilielmi de Corbetta prelati hiijus donius magister Johannes Balduccii de Pisis haedificavit hanc portam (V. Vetera Humil.. Monum, t. 1, p. 329). Un’altra magnifica arca di marmo fu in questo secolo fabbricata, che è uno de’ più bei monumenti che di quest’arte ci abbian lasciato i bassi secoli, cioè quella di S. Agostino nella chiesa di S. Pietro in Ciel d’oro in Pavia. Il P. Romoaldo da Santa Maria in un luogo dice (Papia Sacra pars 1,^99) ch’ella fu cominciata l’anno 1362, in un altro (ib. pars 2, p. 32) l’anno 1372. Ma in niun luogo ci addita chi ne fosse l’artefice, nè io ho potuto trovarne il nome in alcun altro scrittore. Uomo pure eccellente nella scultura dovea essere Ancellotto Braccioforte piacentino 5 perciocché Buonincontro Morigia, ne’ suoi Annali di Monza, racconta che avendo quel Capitolo ricuperato, l’anno 1344 il prezioso suo tesoro, il quale per lungo tempo era stato in deposito in Avignone , e avendone ritrovati non pochi pezzi malconci e spezzati, l’arcivescovo di Milano Giovanni Visconti mandollo a Monza, perchè il riattasse a dovere, con questa lettera a Jacopo Visconti canonico di quella chiesa. Ecce mitto vobis , quem vocavi, hominem Antellotum Brachium-fortem de Placentia domicellum me uni , plenum spiritu , sapientia; intelligentia, vi , et scientia in omni opere, ad excogitandum fabre quidquid fieri poterit ex auro et argento, aere, marmore, et gemmis (Script. rer. ital. vol. 12, p. 1182). E aggiugne lo storico, ch’egli sì felicemente adoperossi in tal lavoro, che quel tesoro riuscì ancora più vago che dapprima non era.