Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/474

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0^8 LIBRO diritto della cittadinanza, e fu impiegato ne’ pubblici magistrati. Parla ancora di Nino figliuol di Andrea, che poscia superò ancora nell’eccellenza dell’arte il suo genitore. Egli aggiugne, scriversi inoltre da alcuni, che Andrea chiamato fosse a Venezia a’ tempi del doge Pier Gradenigo, e che oltre alcune statue da lui lavorate in S. Marco, desse ancora il disegno di quel famoso arsenale, ma che di ciò non trovasi certa notizia. Andrea morì in Firenze nell’anno 1345, e al sepolcro gli fu posta questa onorevole iscrizione: Ingenti Andreas jacet hic Pisanus in urna , Marmore qui potuit spirantes ducere vultus , Et sirnulacra Deum mediis imponere templis, Ex aere, ex auro, candenti et pulchro elephanto. VI. A questo celebre scultor pisano mi sia lecito l’aggiugnerne un altro, di cui il Vasari non ha fatta menzione alcuna. Ei fu Giovanni di Balduccio, parimente pisano, che in questo secolo stesso diede egregie pruove del suo valore nella scultura. Tale è certamente la bella arca di marmo, in cui conservasi il corpo di S. Pietro martire nella chiesa di S. Eustorgio de’ Predicatori in Milano; opera, singolarmente se si abbia riguardo a’ tempi in cui fu fatta , di ammirabile lavoro. In essa vedesi scolpito il nome del valoroso artefice. Magister Johannes Balduccii de Pisis Anno Domini MCCCXXXVIII. (V. A Ile gran za, Spiegaz. di antichi Monum. p. 142). Opera dello stesso Giovanni è la porta di marmo della chiesa di Santa Maria di Brera in Milano; e in essa pure se ne legge segnato il nome: 1347. Tempore prelationis Fratris