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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/478

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982 libro fece profitto così maraviglioso, che affermare si può , c/i ei fosse quel solo Pittore a cui a gran ragione deesi lode di aver migliorata , anzi ridotta a nuova vita l’arte della pittura già quasi estinta: essendo eh e mostrasse alcun principio del modo di dar vivezza alle teste con qualche espressione daffetti d amore, d ira, di timore, di speranza, e simili; s accostasse alquanto al naturale nel piegar de’ panni, e scoprisse qualcosa dello sfuggire e scortare delle figure, e una certa morbidezza di maniera, qualità al tutto diverse da quelle che per avanti aveva tenute il suo Maestro Cimabue, per non parlar più dell intutto dure e goffe usate da’ Greci e da’ loro imitatori. Così formatosi Giotto e sparsosi tosto il nome del suo valore in quest1 arte, non è maraviglia eli1 ei fosse da molti principi italiani quasi a gara invitato. I due suddetti scrittori ci han lasciata una lunga e minuta descrizione di tutte le pitture da Giotto fatte in Firenze, e in più altre città di Toscana, in Roma, in Napoli (a), in Padova, in Verona e in Ferrara eia altri luoghi, molte delle quali pitture tuttor si vedono (*). Nè solo nel (a) Di quelle eh’ei fece in Napoli, consrrvansi ancora quelle della chiesa de’ monaci Certosini di San Martino; ma quelle della chiesa di Santa Chiara furono cancellate per ordine di un di que’ barbari devastatori ile’ monumenti delle belle arti, che pur troppo non son mai mancati alP Italia (V. Si gnor vili , L cit. p. 101). (*) Delle pitture che Giotto fece in Padova, belle e curiose notizie si possono vedere nella Descrizione delle Pitture, ec. di quella città, del sig. Giambattista Rossetti (p. 17, 18, 129, 286, ed. Pad. 1776)*