Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/93

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SECONDO bljrli scrittori ili storia, cioè di raccogliere e copiare quanto trovavan già scritto presso altri storici, aggiungendo poi quelle cose, di cui essi erano stati testimonj. Quindi il Muratori, che da’ codici di questa biblioteca Estense 1’ ba data in luce (l. cit, vol.9), p. 583)? ha saggiamente troncato ciò che spetta a’ tempi più antichi, e le ha fatto prender principio dall’anno 1176, avvertendo però, che anche nei tempi a lui più vicini ha il Pipino copiati sovente altri scrittori, e spesso ancora senza citarli, benchè poi le particolari notizie, di cui egli ha arricchita la sua Cronaca, e che altrove cercherebbonsi inutilmente, compensin bene qualunque difetto. Egli fioriva verso il 1320, come ha provato il Muratori, ma non sappiamo fin quando vivesse. In molte biblioteche conservasi ancora una Cronaca intitolata Fiorità d’Italia, che, cominciando da’ tempi più antichi, giunge fino all’anno 1268 (*). L’autore ne fu Àrmanno o Arma ni 110 giudice di Bologna e cittadino di Fabriano, che dedicolla a Bosone da Gubbio, di cui dovrem parlar tra" poeti. Il co. Mazzucchclli dice (Scrittiteli. L 1, par, 2, p, noi) ch’ella è un poema diviso in trentatré canti. Ma i diversi saggi che ne produce 1* ab. Mehus (Vita Arnbr, camald. p. 212, 270, 27Ì, 279? 333, ec.), c due codici, benché imperfetti, che ne ha questa biblioteca Estense, (*) Intorno alla Fiorità d’Italia alcune diligenti osservazioni si posson vedere nella Biblioteca MS. Farsetti (p.o$5) e nell’opera del conte Fantuzzi (Scritt. bologn. t, 1 , p, 291). Tirabosciti, Voi VI,