Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/96

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fino LIBRO di Parma. Io non trovo nelle antiche cronache chi parli di questa ambasciata di Guglielmo, di.cui nulla dice il Villani citato dall1 ab. de Sade. Ma mi giova il credere che il marchese Maffei non l’abbia asserito senza probabile fondamento. E veramente le lettere da Guglielmo scritte al Petrarca, quando andò, come ora diremo, in Avignone l’anno 1338, ci persuadono che un’altra volta vi fosse egli stato; così minutamente ei descrive la dimora del Petrarca in Valchiusa, mentre per altro in questa occasione ei non avea ancora veduto nè Valchiusa nè il Petrarca. Il motivo di questo secondo viaggio di Guglielmo ad Avignone, fu f uccisione di Bartolommeo della Scala, vescovo di Verona, fatta da Mastin della Scala signore della stessa città, il quale, per ottenerne dal pontefice Benedetto XII il perdono, gli mandò suo ambasciadore e procuratore il Pastrengo. Così abbiamo nel Breve di assoluzione (Raynald Ann. eccl ad an. 1339, n. 67) in cui egli solo è nominato: nè io veggo su qual fondamento l’ab. de Sade (l. cit. p. 377) gli dia a compagni in questo viaggio Azzo da Correggio e Guglielmo Arimondi. Il Pastrengo giunto in Avignone cercò del Petrarca; e il Petrarca dal suo ritiro in Valchiusa era venuto ad Avignone per vedervi il Pastrengo; ma appena ebbe posto il piede in città, che sentì destarglisi di nuovo in cuore il suo amore per Laura, per sopire il quale erasi ritirato in Valchiusa. Quindi diè volta addietro, e senza veder l’amico tornossone al suo deserto. Questo è l’argomento di tre lettere, due del Pastrengo al Petrarca,