Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/97

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SECONDO (>01 una del Petrarca al Pastrengo (Var. ep. 31, 33). Questi però o in questo, o nel primo viaggio recossi a Valchiusa, e più giorni trattennesi col Petrarca. Noi il raccogliamo da una lettera in versi, che lo stesso Petrarca gli scrisse (l.3, ep. 3), in cui gli ricorda l’occuparsi che amendue facevano piacevolmente nel coltivamento di un orticello, e nel ragionare de’ greci e de’ latini poeti; il che fa vedere che Guglielmo non era solo giureconsulto, ma ancor poeta e amico delP amena letteratura. Hic ubi te mecum convulsa revolvere saxa Non puduit, campumque satis laxare malignum,

Obvia Guillelmi facies troncisqe vadisque, Inque oculis tu solus eras: hoc aggere fessi Sedimus; has tacito accubitu compressimus herbas; Lusimus hic puris subter labentibus undis: Hic longo exilio sparsas revocare Camoeìias ^ Hic Grajos Latiosque simul conferre Poetas Dulce fuit, veterr.mque sacros memorare labores. IX. Poichè il Petrarca ricevuto ebbe il solenne onor della laurea in Roma, l’an 1341, venne a Parma, ove si trattenne circa lo spazio di un anno, e donde scrisse un1 altra lettera in versi al suo amico (l. 2, ep. 19), ragguagliandolo del tenore di vita che vi conduceva. Ma non pare che in questa occasione si rivedesse!* Pun l’altro. Ciò avvenne solo l’an 1345 in cui il Petrarca fermossi qualche tempo a Verona; e una lettera di Guglielmo al Petrarca (Var. ep. 34) ci esprime i sensi di amicizia e di tenerezza, con cui, partendo il Petrarca per Avignone, Guglielmo volle accompagnarlo