Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/98

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I (>0 2 LlBItO fino a’ confini del Veronese , e la vicendevole afflizione con cui si dissero addio; lettera che il marchese Maffei, ingannato dall’error corso nell1 edizione di Basilea, ha creduta scritta dal Petrarca a Guglielmo airoccasion occasion dell’andare che questi faceva in Avignone. Io non so se essi si rivedessero più altre volte, il che nondimeno è probabile che avvenisse, dacchè principalmente il Petrarca si stabilì in Italia. Ben trovo che il Petrarca, mandando da Avignone a Verona Giovanni suo figlio naturale, l’an 1352, raccomandollo a Guglielmo, singolarmente perchè ne formasse i costumi, come da alcune lettere inedite dello stesso Petrarca pruova I1 abate de Sade (l. cit t 3, p. 220). Continuò ancora il letterario commercio tra f uno e l’altro, come dalle lettere e da’ versi al principio accennati raccogliesi chiaramente; e da un di questi veggiamo che il Petrarca invitò caldamente Guglielmo a venir seco a Roma pel giubbileo dell1 anno i35o (/.3, ep. 34), e da due lettere raccogliamo (Var. ep. 36, 37) che il Petrarca valeasi del Pastrengo ancor pe’ suoi studj , e che questi gli prestava talvolta que’ libri che nella sua biblioteca ei non avea. Guglielmo vivea certamente ancora nel 1361, in cui morì il sopraddetto figliuol del Petrarca, poichè abbiamo una lettera che questi a tal occasione gli scrisse (ib. ep. 36). Ma quando morisse, non ne trovo indicio alcuno. Panni però verisimile clic ciò accadesse prima del perciocché, avendo il Petrarca fatto in quest’anno il suo testamento, in cui a tutti i suoi amici lasciò qualche dono, non troviamo in esso menzion del Pastrengoj