Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/199

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PRIMO 183 pc eh ber l’avviso. Più non vi volle, perchè ardesser (di desiderio di averle, e le ebber di fallo; poiché Niccolò, venuto l’anno 1429) a Roma , diede quel pregevol codice al Cardinal Giordano Orsini, e da esso poscia si trasser più copie. E in questa occasione ancora si vide qual fosse l’ardore non sol de’ dotti, ma anche dei principi italiani per avere cotali libri. Il duca Filippo Maria Visconti volle subito averne copia, e la volle pure il marchese Leonello J» feste, c Guarino veronese se ne rallegrò con lui non altrimenti che di un gran tesoro acquistato. Lorenzo de’ Medici il vecchio volle avere in Firenze ed ottenne lo stesso codice antico, e ivi il Niccoli ne fece copia di sua mano. l)ellc quali cose veggansi le prove addotte dal sopraccennato scrittore. Più altre notizie ci dà egli, tratte dalle lettere per lo più inedite del Poggio, e da altri monumenti, intorno a’ mezzi da lui tentati per trovare le Decadi tutte di Livio, e le Storie intere di Tacito (ib), p. 46, ec.); i quali tentativi però quanto alle prime furon sempre infruttuosi, e quanto alle seconde si compierono in parte solo nel secol seguente. Da’ monumenti da lui prodotti (p. /\\)y veggiamo ancora quanto si adoperasse in tali scoperte il suddetto cardinale Giordano Orsini, celebre singolarmente a’ tempi del concilio di Basilea; e magnifico sopra tutti è l’elogio che ne fa Lapo da Castiglionchio , a lui indirizzando la \ ita di Pubblicola , scritta da Plutarco, e da sè tradotta in latino, la qual lettera dallo stesso ab. Mehus è stata data alla luce(/.). Tu mi sembri, gli dice egli, per singolar favore