Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/227

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PRIMO 311 potesse avere, ai quali dava a scrivere dì continuo... Congrego grandissima quantità di libri in ogni (acuità così Greci come Latini in numero di volumi cinque mila. Così nella fine sua si trovò per inventario, che da Tolommeo in qua non si venne mai alla metà di tanta copia di libri in ogni facultà. Tutti gli fece scrivere, non avendo rispetto a pregio costassino; e pochi luoghi erano, dove la Santità sua non avesse Scrittori; eli e* libri non trovava, nè per altra via gli poteva avere, gli faceva scrivere... Intenzione di Papa Niccolò era di fare una Libreria in S. Pietro per uso di tutta la Corte di Roma, che sarebbe stata così ammirabile, se si poteva condurre. Ma fu prevenuto dalla morte. Così Vespasiano, il quale aggiugne che a Giovanni Tortelli, celebre gramatico di que’ tempi, confidò questo pontefice la custodia della sua biblioteca. Somiglianti sono gli elogi con cui ne parla Giannozzo Manetti, scrittore egli pure contemporaneo, il quale ancora più distintamente afferma (ib. t. 3, pars 2, p. 926) ch’ei mandò dottissimi uomini a ricercar libri non solo in Francia e in Allemagna, ma nella Gran Bretagna ancora e in Grecia, e che perciò continuamente gliene venivano da ogni parte inviati (‘). Degna inoltre d’essere letta è la lettera che Francesco Filelfo inviò al pontefice (*) Un bell’elogio delle magnifiche idee del pontefice Niccolò V, nel formare la sua biblioteca, ci ha lasciato Giovanni Tortelli nella dedica a lui fatta del suo trattato d’Ortografia, stampato poi in Venezia nel 1471*