Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/233

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PRIMO ai^ dovettero essi mostrare nel raccoglier libri. Ma non fa r11 uopo di congetture per provar cosa di cui abbiamo indubitabili monumenti. Quel Polismagna, chiunque egli sia, che recò in lingua italiana la Vita di Niccolò Piccinino, scritta da Pier Candido Decembrio, inviando questa sta traduzione al duca Borso, e ragionando della Vita stessa, gli dice, perchè l’avevi nella tua Biblioteca fra i libri della felice memoria del tuo illustre e dolcissimo fratello Marchese Leonello (Script. rer. ital. Vol. 20, p. 1049). Abbiam veduto poc’anzi, con qual premura cercasse il medesimo marchese Leonello di aver tosto copia delle Commedie di Plauto allor trovate in Allemagna (*). Inoltre negli Atti da me altre volte citati , della ducal Computisteria di Ferrara si trovano parecchi mandati di Leonello, di Borso e di Ercole I, perchè si paghi il prezzo dovuto per molti codici o comprati, o fatti copiare. Fra gli altri vi ha un ordine del duca Borso, de’ (6 aprile del 1461 , con cui comanda che si paghino 200 fiorini d1 oro agli eredi di Giovanni Aurispa pro pretio plurium librorum latine lingue emptorum nomine ipsius Domini Ducis, pat tini prò (*) Della premura e della magnificenza del marchese Leorello nel raccogliere codici sou pruova due lettere ad e»so scritte dal celebre Poggio fiorentino, dalle quali raccjgliesi che quel principe volle ad ogni modo aver due volumi delle lettere di S. Girolamo , che quegli uvea, e pe* quali chiedeva cento scudi d’oro , e che , benché paresse a Leonello eh’essi non fossero di tal valore, ordinò nondimeno che tosto gli losse sborsala ìa richiesta somma (Post Pog^ii lil. de Durici. Fortini. cp. 56, 57).