Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/239

Da Wikisource.

PRIMO 223 (Script. Iter, iteti, voi. 19, p. 6a3). È probabile che in quella occasione passassero parimente in Francia que’ libri, ne’ quali vedesi anche al presente segnato il nome del Petrarca, a cui prima appartenevano, com’essi stessi ci avvertono. Perciocchè essendo egli stato favorito e onorato per singolar maniera da Galeazzo Visconti, è assai verisimile che gli facesse dono di alcuni de’ suoi libri. Tal è fra gli altri un bel codice della Sposizione di S. Agostino sopra i Salmi, del cui carattere ha dato un saggio il P. Mabillon (De re diplom. l. 5), il quale avverte che al fin di esso si trovano scritte di man dello stesso Petrarca le seguenti parole: Hoc immensum opus donavit mihi vir egregius Dominus Joannes Boccaccius de Certaldo poeta nostri temporis, quod de Florentia Mediolanum ad me pervenit 1355 Aprilis 10. E abbiamo in fatti una lettera del Petrarca al Boccaccio (Variar. ep. 23), con cui gli rende grazie di sì pregevole dono. Così tre delle più celebri biblioteche d’Italia , raccolte colla profusione d’immensi tesori, quasi al medesimo tempo passarono in gran parte in Francia, e in vece di giovare agli studj di quelli, a vantaggio de’ quali erano state aperte , divennero solamente utili agli stranieri. Benchè questo ancora si può rimirare come nuovo onor dell’Italia, ch’essa abbia dare a tante altre provincie non solo i maestri da’ quali essi ricevesser le scienze, ma inoltre i libri co’ quali più agevolmente le coltivassero.

XXIII. Celebre parimente fu verso la fine di questo secolo la biblioteca de’ duchi d’Urbino.