Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/249

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PRIMO l33 nipntc Mattia in Firenze, perchè vi trascri vesserò i libri degni d1 esser riposti nella sua biblioteca (*). Questa divenne perciò una delle più insigni che fossero in tutta Europa. Ma quando nel 1526 il re Lodovico sconfitto da’ Turchi perdè il regno insieme a la vita , essa, divenuta preda de’ Barbari, fu dissipata, e parte consumata dalle fiamme, parte in varj luoghi fu dispersa , finchè ripigliata Buda da’ Cristiani nel 1686, il Lambecio per ordine ’ del fi imperatore recatosi a ricercarne gli avanzi, ne trovò soli trecento o quattrocento codici, e di non molto valore, e trasportolli a Vienna.

XXVII. Alle incessanti premure de’ principi e de’ letterati nel raccoglier libri, niuna cosa poteva accadere più favorevole che l’invenzione d’un’arte la quale, con moltiplicarne in brevissimo tempo la copie, rendesse assai più facile e assai men dispendiosa la loro compera. (*) Della cura della sua biblioteca, affidatagli dal re Malti» Corvino, parla Taddeo Ligolelù nella dedica della sua edizione delle Pandette, fatta in Venezia nel 4‘.)?) al medico Lazzaro Cassola: Catterà , quae vix conjectura assequebamur, retulimus in Eclogis nostris, quas aliquot abhinc annis scribere coeperamus, cum Matlkiae Pannoniae Regis sapientissimi et invidissimi Bibliothecae Grecae Latinaeque re/iciunciae praeesseinus. Da questa dedicatoria medesima raccogliam notizia di una pubblica libreria che allora esisteva in Parme, non rammentata, clfio sappia, da alcuno. Perciocché poco appresso egli soggiugne. Est nunc rnihi usui Marcianus Capella admirandae vetustatis e publica urbis nostrae Bibliotheca , ut scis: nam eum tibi saepe per otium evolvere contigit. Di queste notizie io son debitore ali’eruditissimo sig. D. Jacopo Morelli, a cui tanto debbono queste mie giunte.