Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/25

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primo q ]ui i più sventurati, perciocchè vide più volte le truppe venete giunger fin presso Milano, e dare il guasto a tutte le terre d’intorno. Queste angustie gli affrettarono probabilmente la morte che pose fine ai suoi giorni a’ 13 d’agosto dell’anno 1447* Non lasciò (,egli alcun maschio che gli succedesse, ma solo Bianca sua figlia illegittima , e da lui già data in moglie al conte Francesco Sforza figlio del celebre Sforza, e al par del padre valorosissimo capitano, e degno di essere annoverato tra’ più illustri guerrieri. I Milanesi allora desiderarono di tornare all’antica libertà. Ma come difenderla contro tanti principi avidi di aggiungere a’ lor dominj una si bella e si ricca parte d’Italia? Convenne loro chiamare un prode capitano che li sostenesse nel lor disegno: e a tal fine prescelsero lo stesso Francesco Sforza che bramava non men degli altri di giungere a quel dominio. E adoperossi di fatto sì destramente, clic 1’anno i q5o ottenne di essere acclamato duca e signor di Milano. Sotto il dominio degli Sforzeschi assai maggiori furono le rivoluzioni a cui fu quello Stato soggetto. Ma prima di ragionarne, ci conviene accennar le vicende del rimanente d’Italia.

IV. Gli altri principi italiani confinanti a’ \ isconli, gelosi dell’eccessiva loro potenza, usavano di ogni sforzo per ingrandirsi essi pure, e per contrabbilanciare, se fosse possibile, le forze de’ loro rivali. Teodoro II, marchese di Monferrato, ebbe frequenti guerre col duca Filippo Maria, e nella pace con lui fermata nel 1417 ottenne il possesso di varie