Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/304

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288 LIBRO accompagnando nell’osservare le antichità che ivi erano degne d’esser vedute. Egli ha inserita ancora in questo suo viaggio (p. 8) una lettera di Girolamo da Ronco al medesimo Gasparo , in cui esalta con somme lodi l’erudizion di Ciriaco, la diligenza con cui osservava e notava ogni cosa, e la prontezza con cui di tutto rendeva ragione. Siegue poscia la descrizione delle antichità di Lucca (ove dice gran lodi di Giovanni Cirrignano famoso giureconsulto, e avuto ivi in altissima stima per la sua probità non meno che pel suo sapere), di Carrara, di Sarzana, di Luni, e di altre città della Toscana, finchè tornato a Firenze ne parte col Cardinal Branda Castiglione per andare a Milano (p. 20), e per via osserva e descrive le antichità di Modena, di Reggio, di Parma, di Piacenza e di Pavia, e in quest’ultima città trova Gianlucido Gonzaga figliuolo del marchese di Mantova, presso cui dice di aver veduta gran copia di antiche medaglie. A’ 30 di ottobre del detto anno arriva a Milano, ove trova il Cardinal Gherardo Landriani vescovo di Como, e Uguccione de’ Contrari ministro del marchese di Ferrara; ma prima di tutti ei va a visitare Francesco Filelfo suo antico amico , che ivi allor si trovava (p. 27). Ei fa ancora menzione di Teodoro Gaza, che parimente ivi era, e di Catone Sacco, dotto giureconsulto e amicissimo del Filelfo, che gli scrisse più lettere, e una ancora gliene scrisse Ciriaco da lui qui inserita (p. 36). Descritte le antichità di Milano, fra le quali troviam registrata la famosa iscrizione