Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/313

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PRI’ HO 21 Intorno a che e degno d’essere riferito ciò che il suddetto Antonio di Leonardo , nella lettera poc’anzi accennata, racconta, che trovandosi Ciriaco in Grecia, ed essendo già salito in mare per tornare in Italia, poichè ebbe fatte ottanta miglia di viaggio, udì da un suo amico di un’iscrizione che era dietro alle mura di una città da lui ancora non osservata , e che fattosi porre a terra diede addietro per sì lungo tratto di via sol per vederla e copiarla. Lo stile ne è rozzo ed oscuro, e diviene ancora più intralciato per una importuna affettazione di erudizione antiquaria , che vedesi nelle descrizioni di Ciriaco , e che non rare volte è sparsa di non piccioli errori. Oltre f opere da noi già citate , alcune altre se ne annoverano dal conte Mazzucchelli, che si conservano manoscritte. Egli accenna inoltre alcune poesie italiane di Ciriaco , che si hanno in diversi codici a penna. Alcune lettere ancora ne ha pubblicate monsignor Mansi (ad calccm voi ( Il ibi med. et inf. Latin, p. 12), parte delle quali però, com’egli stesso avverte, son tratte dall’opera da lui scritta sulle antichità dell’Illirico (*).

XI. L ab. Mehus avverte (praef. ad Vit. Ambr. camald, p. 23) che nel suddetto codice del canonico Biscioni si contiene ancora un’epistola di Ciriaco a Cosimo de’ Medici, con cui, dopo il pontefice Eugenio IV, a lui ancora (*) Alle opere inedite di Ciriaco ancon tnno debbonsi aggiugnere gli Scolii da lui scritti in gì eco sulla Geografia di Strabone, che si ramuieuOm dal itemesio (Sj ntagrna lnscript. p. 223, ec.).