Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/414

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3j8 LIBRO Chiesa 11011 fosse ella la prima a condannare cotali follie, e questo libro medesimo non fosse stato da essa proscritto. E forse ancora ciò che in esso vi ha di ridicolo, e direi quasi di empio, vi fu aggiunto da qualche maligno impostore. Certamente dovette Jacopo essere a’ suoi tempi in concetto d’uom saggio al medesimo tempo e dotto, come raccogliesi dalle dignità a cui venne innalzato. Nato nel 1349, e fatti gli studj di Diritto canonico in Padova , fu canonico in patria, arcidiacono in A versa , segretario de’ brevi e della penitenzieria di Roma, vescovo di Monopoli nel 1391, arcivescovo di Taranto nel 1400, vescovo di Firenze nel 1401 , e finalmente vescovo di Spoleti e amministratore di quel ducato per la Chiesa l'anno 1410 e morì in Polonia, ove era stato mandato da Martino V, l’anno 1417* Di tutte le quali cose si veggan le pruove, insiem con altre notizie a Jacopo appartenenti’ , nel sopraddetto articolo del Marchand. Questi ragiona ancora di una profezia da Jacopo inserita nel sopraccennato suo libro, della quale abusava nel concilio di Costanza Giovanni Huss, e di altre opere di Jacopo, e fra esse di un libro intorno alla monarchia del romano pontefice, di cui un codice a penna conservasi nella biblioteca del Capitolo eh Ma gonza (Gutlen. Sjrlloge Moniim. p. 365).

VII. I tre famosi concilii di Costanza, di Basilea e di Ferrara, ossia di Firenze, diedero occasione a molti teologi di far pompa del lor sapere. In quel di Costanza fu grande singolarmente la fama del Cardinal Zabarella, che vi era stato mandato in qualità di legato dal