Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/413

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VI. Più altri ebbe l’Italia che in questo secolo presero ad illustrar similmente i libri del Maestro delle Sentenze. Ma non v’ha tra essi chi abbia tra’ teologi ottenuto gran nome; ed è inutile perciò l’entrare a parlarne. Se pure non vuolsi ch’io qui ragioni di quel Jacopo da Teramo, ossia da Trani, o, come altrimenti vien detto, Jacopo di Ancarano, di cui un lunghissimo articolo ci ha dato il Marchand nel suo Dizionario (Dict histor. art. de Teramo), non tanto pel poco conosciuto comento da lui pubblicato sul Maestro delle Sentenze e stampato in Augusta nel 1472 quanto per un insulso libercolo che va sotto suo nome, e che più volte è uscito alla luce col titolo Consolatio peccato% rum, ovvero liber de Juridica Victoria Christi contra Sathanam Regem Infernorum, et de consolatione peccatorum. Il de Bure ne cita non poche edizioni e traduzioni in varie lingue (Bibliogr. instruct. Belles lett. t. 2, p. 222, ec), una delle quali più chiaramente spiega l’argomento del libro: Jacobi de Ancarano, seu de Theramo, processus Luciferi Principis Daemoniorum, nec non totius Infernalis Congregationis, quorum Procurator Beli al cantra Jhesum, Creato rem, JRedemptorem, ac Salvatorem nostrum, cujus Procurator Afoyses 9 de spolio animarum, quae in Limbo erant, cum descendit ad Inferna, coram Judice Salomone. Il titolo abbastanza ci mostra la sciocchezza del libro, degno perciò, che intorno ad esso si trattenesse sì lungamente il Marchand, il quale afferra volentieri ogni occasione che gli si offre d’insultare alla semplicità di alcuni scrittori cattolici, come se la