Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/425

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SECONDO 40l) ep. 35, oc.), sono il più bell’elogio che possa farsi del Cardinal Cesarini , perciocchè continuamente ripete che tutto l’affare dipende da lui, che il pontefice non dee risparmiar cosa alcuna per guadagnarselo, che egli è uomo di non ordinarie virtù, e che grande acquisto farà la Chiesa traendolo alle sue parti. In fatti sì per l’efficacia del parlare di Ambrogio, sì per gli eccessi a cui que’ Padri si lasciaron condurre contro il pontefice , il cardinale abbandonò quel sinodo tumultuante, e passò a quel di Ferrara. In questo nuovo teatro ei comparve sempre più grande; e non v’era avversario che i Greci temessero al par di lui. Lasciamo stare le testimonianze a lui onorevoli degli scrittori latini, che potrebbono sembrar sospette; e udiam solo Silvestro Sguropolo greco scismatico, che scrisse l’Istoria di quel Concilio, a cui trovossi presente. Ei non finisce di esaltare l’eloquenza e il sapere del Cesarini, e racconta (sect. 5, c. 5) che una volta , tra le altre, i Greci rimasero sì stupiti all’udire la forza con cui ei confutò le loro opinioni, che trattisi in disparte entrarono a consulta, chi dovesse e come fargli risposta. Io accenno in breve le cose da lui in que’ due concilj operate , che si posson vedere più ampiamente distese in tutti gli scrittori della Storia ecclesiastica. Terminato felicemente quel gran concilio , ei fu mandato dal medesimo Eugenio in qualità di legato in Ungheria per trattar la lega contro de’ Turchi, e nella funesta battaglia di Varna perì egli pure miseramente nell’anno i \ \\. li però degno di riflessione ciò che Egidio Carlier