Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/456

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440 LIBRO *. lontano. La serie de’ vescovi bresciani, con esattezza e con erudizion singolare distesa dal dottissimo monsignor Giangirolamo Gradenigo arcivescovo di Udine, ci offre la narrazion delle cose da lui operate a vantaggio di quella chiesa, e gli onori e i privilegi che da Federigo III, eletto imperadore, le ottenne. Questi dichiarollo ancora suo ministro, e poscia principe dell’Impero e suo consigliero, e fece più volte istanza al pontefice Sisto IV, perchè arrolasse Domenico tra’ cardinali. Ma il papa o fosse perchè quegli avesse già sostenuta nella disputa intorno al sangue di Cristo opinion contraria alla sua, o qualunque altra ragion se n’avesse, non volle mai consentire alle istanze di Cesare. Nè lasciò perciò di onorare in altre maniere Domenico, cui fra le altre cose egli ancora dichiarò suo vicario in Roma. Nel qual impiego ottenne egli la stima e l’amor de’ Romani per modo, che lo ascrissero alla loro cittadinanza. Delle opere da lui composte ci ha dato un esattissimo catalogo il citato P. degli Agostini. Poche se ne hanno alle stampe, cioè un trattato da lui scritto intorno alla mentovata contesa del Sangue di Cristo, un altro non men dotto che diffuso trattato della Dignità vescovile, pubblicato per la prima volta in Roma nel 1757, la Prefazione a’ .Morali di S. Gregorio, stampati in Roma nel 1475 un breve trattato delle Cose necessarie a sapersi dagli Ecclesiastici, uno intorno alla creazione de’ Cardinali, di cui vi ha chi dubita che sia opera supposta a Domenico, e un altro, accennalo da monsignor Gradenigo,