Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/457

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SECONDO 441 intorno alla Riforma della Curia romana. Assai più sono le opere che se ne conservano manoscritte in alcune biblioteche, e singolarmente in quella dei Canonici regolari di S. Salvadore in Bologna, delle quali pure ragiona minutaniente^! P. degli Agostini in scUantaselte articoli, quante sono le opere di Domenico, compresi parecchi sermoni in diverse occasioni da lui recitati. E certo egli era avuto in concetto di uno de’ più dotti uomini che allor vivessero. Ermolao Barbaro vescovo di Verona fra gli altri, dottissimo uomo egli pure, in una sua lettera scritta nel e pubblicata dal detto P. degli Agostini (l. cit, p. 437), dice di se medesimo che per la sperienza degli affari e per l’estension del sapere Domenico lo supera per tal modo, eli’ ei non può riguardarlo senza stupirne; così egli è uomo di maestoso sembiante, e d’animo ancor più grande, e che sembra superiore all’umano; prontissimo ad intendere e a favellar d’ogni cosa, talchè pare che egli abbia sempre disposto ciò che dir dee all’occasione, e di memoria così ferma e tenace, che non v’ha cosa detta da’ teologi, o da’ filosofi , ch’ei non abbia presente, e degno perciò, che da chi scrive la storia di quella età se ne faccia onorata menzione. XX1I1. Lorenzo Roverella, che fu l’avversario del Domenichi nella contesa intorno al Sangue di Cristo, e fratello del Cardinal Bartolommeo Roverella arcivescovo di Ravenna, fu, secondo il Borsetti (Hi st. Gymn. Ferrar, t. 2, p. 12) e più altri scrittori, di patria ferrarese. L’autor