Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/463

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SECONDO 447 pruove genealogiche troppo lontane dal mio argomento, le quali però io ho , vedute con molta erudizione distese in un suo ragionamento da questo ch. sig. marchese Giambattista Cortese, a provare che il ramo de’ Cortesi di S. Gemignano discende da Obizo Cortese da Montegarullo, il qual certamente fu modenese , e verso il fine del xiv secolo fu condotto a generale delle lor truppe da’ Fiorentini (Sozomen, Pistor. Hist ad an. 1373 , Script Rer. ital. vol. 16, p. 1092). Ma lasciando, come ho detto, in disparte tai pruove, è certo che il celebre Cardinal Gregorio Cortese monaco casinese, di cui diremo nel tomo seguente , fu modenese di patria. Or questi chiaramente afferma di esser della stessa famiglia di Paolo, perciocchè all’opera teologica da questo composta , quegli ha premessa una sola oda in cui, essendo egli allora ancor secolare, non si chiama Gregorio , ma Giannandrea. Joannis Andre ac Cortesii Mutinensis... ode. In essa, dopo aver dette più cose in lode di Paolo, così conchiude: Quid tibi Pontifex Adjunxit? Meritis forte superbiam Sumet. Si renuit mitis et integer, Nos ex Cortesia gente resumimus. Colle quali parole sembra che voglia dire che se Paolo per la singolar sua modestia ricusa gli onori dal pontefice destinatigli, il poeta e gli altri della famiglia Cortese prenderanno per loro stessi la gloria ad esso dovuta. Gregorio dunque riconosce Paolo per suo parente.