Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/487

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SECONDO 471 scrisse la |Vita di quell1 insigne professore, la quale conservasi in un codice della Vaticana, come avverte il ch. sig. don Jacopo Morelli nelle sue note al Dialogo del Prendilacqua (p 35) da noi altre volte citato. Ne può nondimeno risvegliar qualche dubbio il silenzio del medesimo Prendilacqua , che annoverando molti de’ più famosi discepoli di Vittorino, non fa motto del Platina (*). Una lettera di Francesco Filelfo (l. 13, ep. 37) ci mostra che nel 1456 ei fu, benchè se n’ignori il motivo, a Milano, e che di là tornossene a Mantova. Ivi conosciuto dal Cardinal Francesco Gonzaga passò con esso a Roma, ove da Pio II fu aggregato al collegio degli abbreviatori da lui eretto. Del qual impiego è probabile che fosse debitore al Cardinal Jacopo degli Ammanati, a cui egli scrisse raccomandandosi caldamente, perchè gli ottenesse qualche sollievo nella sua povertà (Jacob. Papiens. ep. 38). Abbiamo altrove veduto a quai disastri e a quali vicende fosse il Platina esposto a’ tempi di Paolo II, sì per (*) Il P. maestro Vairani dell' Ordine de’ Predicatori lia pubblicate di fresco alcune opere inedite del Platina (Cremonensium Monumenta, Romae 1778, pars 1), cioè la Vita di Vittorino da Feltre, nella quale egli dice di avere avuto a suo maestro non già il medesimo Vittorino, ina Ognibenc da Lonigo , molte lettere da lui scritte in tempo della sua prigionia, e quelle che a lui rispose Rodrigo Sancio di Arevaio di Castel S. Angelo e vescovo di Culahorra, la disputa tra lui e il suddetto Rodrigo tenuta sulla pace e sulla guerra, un1 Orazione latina in lode delle Belle Arti, e la traduzione dal greco in latino dell’opuscolo di Plutarco de Ira scdatida.