Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/518

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5oa libro ^tioni intorno all’astronomia e all’ottica. Nella biblioteca di S. Marco in Venezia si conserva di fatti un codice scritto nel 1399, e intitolato: dovea esservi scritto il nome de’ conjugi, a onor dei quali fu posta questa iscrizione, e il nome di chi innalzò ad essi tal monumento. La diversità de’ caratteri delle due iscrizioni pruova chiaramente che una nulla ha che fare coll’altra; e che questa seconda , trovata in qualche altro luogo, fu ivi incassata per ornarne il muro della cattedrale. I sentimenti e le parole dell iscrizione non hanno circostanza alcuna che riferir si possa a Macrobio, a onor di cui se fosse ella posta, vi si parlerebbe certo del molto sapere di cui e;;li fu adorno. Ciò non ostante si è trovata la maniera di far credere che questa iscrizione appartenga a Macrobio; e nella copia che già ne fu mandata al ch. Muratori, e che fu da lui pubblicata (Thes. Inscr. p MCCCLXX, n. 12), levatene quelle lettere D. M., vi furono francamente poste quest’altre. Macrobius sibi et Theodosiae conjugi opt. V. F., senza indicarci punto onde fossero esse tratte, e a qual monumento fossero appoggiate. Mi sia qui lecito aggiugnere che l’opinione de’ bassi secoli, che parmigiano fosse Macrobio, e di cui io non saprei chi fosse il primo autore, è abbastanza combattuta e distrutta da Macrob.o medesimo, il quale, come di lui parlando si è osservato (t. 2), dice di esser nato sotto un cielo a cui era straniera la lingua latina, t* È certo però, che prima della morte del Pelacane vedeasi in Parma un sepolcro che dice vasi di Macrobio E ne fa menzione Francesco Zamorei coetaneo del Petrarca, e morto nel 1407, il quale, in un suo tratto ms. indicatomi dal p. Affò , afferma di averlo veduto: Macrobius... qui noster concivis est, cujus mausoléum ego multoties vidi in Civitate Parme. Anzi il Petrarca stesso, in una delle sue lettere in versi scritta a un Zoilo, ne fa menzione: Parma aevo collapsa sui monumenta Macrobi Ostentat. E forse vi si leggevano allora quelle parole: Macrobius sibi, ec. quali si veggono nell’iscrizione pubblicata dal Muratori.