Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/536

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520 LIBRO dato alle stampe che l’anno 154* 1,1 Parigi nel suo original greco, e tradotto in latino T anno i5^4 1,1 Basilea. Aveano alcuni creduto che que’ due grandi filosofi si potessero conciliare insieme, e abbiamo altrove fatta menzione (t.5, p. 153) di un trattato scritto a tal fine nel secolo precedente da Giovanni da Fabbriano agostiniano. A Gemisto sembrava questo uno stranissimo paradosso, e perciò prese in questo suo libro a mostrare che l’opinioni dell’uno erano diametralmente opposte a quelle dell’altro. Nè pago di ciò , per lodar maggiormente Platone, ardì di deridere e di insultare Aristotele, e tutti coloro che n* erano ammiratori e seguaci. Xni. Era impossibile che un tal libro non esercitasse sanguinose contese. Giorgio Scolario, detto ancora Gennadio, che fu poi patriarca di Costantinopoli, rispose a Gemisto in uno stile nulla diverso da quello del suo avversario, e questi gli replicò con baldanza sempre maggiore. La risposta di Gennadio e la replica di Gemisto non sono mai uscite alla luce, e solo se ne conservano copie in alcune biblioteche, di che veggansi i suddetti scrittori, e inoltre M. Boiviiì clic eruditamente ha illustrata la storia di questa contesa tra i Platonici e gli Aristotelici (Mém. de l’Acad. des Inscr. t. 2, p.q 15). Gennadio non ebbe relazione alcuna colla letteratura italiana, e perciò a me basta accennare la parte eh' egli ebbe in tal disputa, e lascerò pure di narrar gli effetti che in Grecia nacquero da tal contesa, anche poichè Gemisto fu morto verso il 14^ i, il cui cadavero fu