Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/544

Da Wikisource.

5a8 libro avea ricevuti; e il Barbaro stesso, in una sua lettera pubblicata dal P. degli Agostini (l. ciL p. 57), rammenta quanto per lui avea fatto: e da questi due monumenti noi raccogliamo clic per opera singolarmente del Barbaro era Giorgio venuto in Italia; cbe egli l’avea fatto istruire nella lingua latina; cbe avealo in ogni cosa ajutato, e ottenutogli il diritto della veneta cittadinanza. La lettera ora accennata fu scritta dal Barbaro l'anno 1435, in cui Giorgio probabilmente era ancora in Venezia, a Lodovico Scarampi ossia Mezzaruota vescovo di Trau e poi cardinale, acciocchè si adoperasse presso il pontefice Eugenio IV per ottenere a Giorgio qualche onorevole posto in corte. In essa ne esalta con somme lodi f eloquenza e il sapere, e singolarmente il zelo che avea per la riunione de’ Greci, de’ quali avendo una volta seguito gli errori, conosciuta poscia la verità, aveala tosto abbracciata, anzi avea scritta una lettera a confutare le opinioni de’ suoi nazionali, cui perciò il Barbaro mandava allo Scarampi, perchè la mostrasse al pontefice (*). Queste istanze medesime rinnovò il Barbaro a questo vescovo nell’anno 1437, come da un’altra lettera pruova il citato P. degli Agostini. Ed è probabile che allora, o non molto appresso, ottenesse, come bramava, di veder Giorgio chiamato a Roma, ove certamente egli era nel 1442 come ci mostra una lettera da (4) Questa lettera di Giorgio da Trabisonda al pontefice Eugenio IV è stata poi pubblicata dal P. abate Mittarelli (Bill. MSS. S. Michael. Venet. p. 1143).