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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/545

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SECONDO 5 29 Leonardo Giustiniani a lui scritta nell’aprile del detto anno (L. Justin. ep. 19), e deesi perciò correggere il Zeno, che il dice andato a Roma nell’anno 1430 a’ tempi, dice egli con altro errore, di Eugenio IV. Giorgio non ebbe ivi, a mio credere, altro impiego che quello d’insegnare pubblicamente l’eloquenza, congiungendo ad essa i precetti della filosofia. Di questo metodo da lui tenuto nell’insegnare parla con molta lode Paolo Cortese: Georgius Trapezuntius, dice egli (De Hom. doct. p. 25), bonus sane Rhetor, qui aliquot annos populo Romano utilissimam operam praebuity et docuit cum multos , tum etiam multa scripsit de artificio dicendi ‘ et adhibuit in scribendo illa adjumenta, quae habuerat a Peripateticis, qui praeter caeteros Philosophos rationem dicendi latioribus quibusdam praeceptis complectuntur. Qui mos erudiendae juventutis retentus est a Pomponio nostro; vir enim per se magnus incredibilia studia ad eloquentiam limatioremque elegantiam convertit. Occupavasi egli frattanto nel recare di greco in latino molti degli antichi scrittori, il che venuto a notizia del gran pontefice Niccolò V, da lui, come afferma Rafaello Volterrano (Comment. urbana. l. 21), fu dichiarato suo segretario, e fu insieme incaricato di più altre traduzioni (a). Delle fatiche di Giorgio (a) Il sig. abate Marini ha giustamente congetturato che Giorgio da Trabisonda servisse per qualche tempo da segretario anche al pontefice Eugenio IV morto nel 1447 (Degli Archiatri ponti f. t. 2, p. 156) ,’ perciocché Callisto III in una sua Bolla del 147 10 dice f Tiraboschi, Voi. VII. 34