Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/554

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538 LIBRO essendo innoltre stato di lui discepolo. Ma basti così di questo uomo dottissimo nella greca e nella latina lingua, scrittore, di molti libri, e. a’ nostri utilissimo. La perdita del primo libro della Storia di Gasparo ci vieta il sapere per qual ragione fosse Giorgio rinchiuso in carcere. Ma il riflettere che verso quel tempo appunto seguì lo scioglimento del collegio degli abbreviatori , e che come Giorgio, così il Platina ancora stette per quattro mesi prigione, mi rende probabile che Giorgio pure fosse uno degli abbreviatori , e che avendo ne’ suoi trasporti contro di Paolo imitato il Platina, gli fosse compagno ancor nel gastigo. Era già allora Giorgio in età di oltre a sessanta anni, e continuò! nondimeno a vivere ancora a lungo tempo. Nel 1471 era egli sì debole che, come scrive egli stesso a Cola Montano in una lettera riferita dal Sassi (Hi st. Tipogr. mediol. p. 155), non poteva nè formare i caratteri, nè leggere cosa alcuna senza grande fatica , e nondimeno in quell’anno stesso ei finì il Compendio di Prisciano delle parti dell1 Orazione, che fu poi l’anno seguente stampato in Milano. Ma nell’ultimo della vita gli avvenne ciò che di altri ancora si legge, cioè di perdere interamente la memoria. Così ci assicura Rafaello Volterrano che l’avea già avuto a maestro: In extrema senectute oblitus erat omnino litterarum, solusque per urbem baculo innixus incedere malebat. La morte di Giorgio viene comunemente fissata da altri al i486, da al 1485; ma il Zeno reca l’osservazione fatta dal P. Papebrochio, cioè che Andrea di lui