Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/56

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40 • LIBRO (Tìies. /Jnecdot nov. t. 5, pars 3, p. 154, ec.) ci mostrano quanto egli amasse ed onorasse coloro che aveano fama d’uomini dotti, e quanto singolarmente egli fosse grato al suddetto Guarino, a cui scriveva sovente, accompagnando ancora talvolta le sue lettere con qualche dono or di caprioli, or di fagiani da lui presi alla caccia. E molti eruditi in fatti avea egli di continuo alla sua corte, fra’ quali Guarino e l’Aurispa, e più poeti, de’ quali ragioneremo a suo luogo. Fu egli stesso coltivatore della poesia italiana , e due sonetti, che ne son pubblicati nelle Rime de’ Poeti ferraresi (p. 31), e nella Storia del Borsetti (t. 1 , p. 54), son certamente più eleganti che quelli della maggior parte de’ poeti di questo secolo. Il Quadrio aggiugne (Stor. della Poes. t. 1, p. 68) che un’accademia di poesia raccolse egli in sua corte; il che, benchè si renda probabile da ciò che finora si è detto, non trovo però che da scrittore alcun di que’ tempi espressamente si affermi. Abbiamo ancora altrove osservato (t. 2, p. 185) ch’egli fu il primo a riconoscere per supposte le vicendevoli Lettere tra S. Paolo e Seneca. Tutte le quali cose da noi brevemente accennate ci fan conoscere quanto ben dovute fosser le lodi da cui veggiamo da tutti gli scrittori di quei tempi onorato Leonello.

X. Il danno che alle lettere poteva venire per la morte di sì splendido mecenate, fu ben ripagato da Borso che gli succedette, e imitò in ogni cosa, e, secondo alcuni, superò ancora gli esempi di suo fratello. L’università di Ferrara continuò ad essere sotto di lui rinomata per