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SECONDO 561

XXV. La stima in cui erano in Firenze il Ficino e il Pico, e l’entusiasmo ond1 essi eran compresi per la filosofia platonica, fu cagione che questa avesse tra’ Fiorentini gran numero di seguaci. I loro nomi si posson vedere raccolti dal canonico Bandini nelle sue note alla Vita del Ficino (p. 28, ec.). Angelo Poliziano e Cristoforo Landini erano dopo il Pico e il Ficino i più celebri; ma come essi hanno ottenuto più chiaro nome negli studj dell’amena letteratura che nei filosofici, perciò ad altro luogo riserberemo il parlarne, il che pure faremo di moltissimi altri che erano ammessi nell’accademia del Ficino. Tra quelli, de’ quali veggiam farsi più frequentemente menzione delle opere di amendue , sono singolarmente Giovanni Cavalcanti, Pellegrino e Antonio Aglio, Bartolommeo e Filippo Valori, Bernardo Nuzzi, Baccio Ugolini, Bernardo Michelotti, Lorenzo Lippi, Cherubino Quarquaglio, e moltissimi altri che lungo sarebbe il nominare. Così Firenze era allora tutta rivolta a Platone, e pareva che non potesse aver nome di valoroso filosofo, anzi pure che non meritasse d’esser creduto uom dotto , chi non seguiva le opinioni dell’accademia , e chi non frequentavane la adunanze. Poco fu , a dir vero, il frutto che da tali studj si trasse, e meglio sarebbe stato il rivolgere a più utili oggetti tante fatiche. Ma esse almeno giovarono a far meglio conoscere l’opere e l’opinioni degli antichi filosofi , e del conoscere fu poi frutto il veder quanto poco essi si fossero avanzati nel regno della natura, quindi il desiderare di ravvisarne meglio l’indole c le Tikaboschi, Voi. VII. 36