Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/636

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(Ì’JO LIBRO recarsi alla patria: ed ivi in fatti egli era ne! i \ \ x perciocché abbiamo altrove descritto (l. 1. c. 2) il letterario combattimento che ad istanza di Pietro de’ Medici e dell’Alberti si fece in quel1 anno 111 I irenze. L anno i j j3 ei volle mandare a non so qual personaggio in Sicilia una copia della sua opera sopra la Famiglia (la quale è rimasta inedita); e inviolla perciò a Leonardo Dati e a Tommasso Ceffi, acciocchè la esaminassero, e gliene dicessero il lor parere; ed essi liberamente gli scrissero nel giugno di quell’anno stesso, riprendendo in essa lo stile alquanto aspro, e il valersi ch’egli faceva del1 autorità altrui, senza citarne i nomi (Leon. Dati, ep. 13). Verso il tempo medesimo cominciò l’Alberti a dar pruova del suo valore in architettura. Delle fabbriche da lui disegnate parla il Vasari (Vite de’ Pitt. t. 2, p. 235, ec. ed. Fir. 1771), il quale però gliene attribuisce alcune che i moderni editori nelle lor note credono appartenere ad altri. Quelle che da niuno gli si contrastano, sono il tempio di S. Francesco di Rimini cominciato nel 1447 e b,ì,to nel 1450, di cui però vuole il sig. Giambattista Costa, che la sola parte esterna fosse opera dell’Alberti (Miscellanea di Lucca, t. 5, p. 77); quello di S. Andrea in Mantova; il palazzo di Cosimo Rucellai, e alcune altre che si posso 11 veder presso il suddetto Vasari, il quale ne esamina i pregi insieme e i difetti. Ei dice ancora che , prima che a Rimini, ei fu in Roma ai tempi di Niccolò V, e che questo pontefice di lui si valse in opere di architettura. Ma se riflettasi eh1 egli fu eletto nel marzo dell1 anno