Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/648

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63 2 LIBRO che la prima volta ne fece uso nel regno di Napoli (a). Or tornando al Valturio, di lui abbiamo ancora una lettera a Maometto li scritta a nome di Sigismondo Pandolfo, nell’atto d’inviargli la sua opera della Scienza militare, e un famoso pittor veronese, detto Matteo Pasto, chiesto da quel gran principe, perchè si recasse a farne il ritratto. Essa è stala pubblicata ne’ suoi Aneddoti dal Baluzio (lom. 3 , p. 113, cd. Lucens.) (*). (a) Di Francesco di Giorgio e delle magnifiche fabbriche da lui innalzate, tra le quali si annovera singolarmente il gran palazzo de’ duchi di Urbino, copiose notizie si hanno nelle lettere sane si (t. 3, p. 57, ec.). Ivi ancora si recano le ragioni per le quali si rende almeno probabile che fosse egli l’inventor della mina. Non è però vero ch’egli stesso espressamente si attribuisca questa invenzione , come io sulla fede del proposto # e posati uvea affermato; perciocchè nella sua opera ms. sull Architettura civile e militare, ohe è una delle prime e delle migliori scritte su questo argomento , e di cui si ha un estratto nelle Lettere stesse sanesi (ivi p. 106, ec.), dice solo: Questi fossi simplici in più varie forme possono esser fortificati , delle quali alcune per non gravar la coscientia mia taci aro, imperocché senza grande difficultà si possono formare in modo, che inopinatamente di grande moltitudine di uomini farieno al bisogno terminare la vita. Le quali parole pruovan bensì che egli ebbe qualche idea almeno della possibilità di questa invenzione, ma non pruovano ch’egli poscia la conducesse ad effetto (Or tornando al Valturio, e oltre quel Francesco Giorgio sanese qui nominato, fu ingegnoso inventore di macchine militari Mariano Jacopo detto Taccola, e soprannomato Archimede, egli ancora sanese di patria, di cui si hanno nella libreria Nani in Venezia dieci libri di cotai macchine, alcune delle quali però, come