Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/99

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PRIMO 83 e si vedrà che non solo egli conferma tutto ciò che affermasi dall’Odassi, ma si avanza ancora più oltre nelle lodi di questo gran principe, a cui non può negarsi il vanto di essere stato uno de’ più splendidi mecenati che in questo secolo avesse l’italiana letteratura. Anche la duchessa Lisabetta, moglie di Guidubaldo, viene dal Bembo in quel libro medesimo commendata qual donna che amasse molto i buoni studj e gli uomini dotti, e singolarmente i poeti, e che inoltre parlasse e scrivesse con singolare eleganza (p. 127).

XXIII. Anche tra’ principi ch’ebbero in questo secolo assai più angusto dominio in Italia, troviam non pochi nei quali vien commendato l’amor che aveano pe’ buoni studj , e l’onor che rendevano agli studiosi. Giovanni Pico della Mirandola scrivendo a Galeotto Manfredi signor di Faenza (l. 8, ep. 9), il loda perchè sia ben esperto nell’arti di Marte non meno che di Minerva, e al valore nell’armi congiunga il genio e l’amore della poesia; e dice beata Faenza a cui è toccato in sorte l’avere un tal principe. Parlando dei gramatici di questa età, vedremo che Antonio Urceo fu da Pino Ordelaffi signor di Forlì chiamato ad istruir nelle lettere il suo figli noi Sin ib aldo, cd ebbe da lui onorevole alloggio in sua corte. Alessandro Sforza signor di Pesaro dovea essere egli pure principe liberale verso gli eruditi , poichè veggo che Francesco Filelfo, il qual di tutti volea far pruova , a lui si volse nel 1453, chiedendogli denaro per far il viaggio a Roma (l. 11 , ep. 6, 14) c lingraziollo